Pareri

Paolo Di Orazio (dalla prefazione del romanzo). La casa delle conchiglie offre uno specchio sardonico del nostro costume, il bollore represso dal buonismo dilagante. La storia che state per leggere gronda immaginazione e ironia, inventiva e consistenza storica, un impianto in costume dal fascino diabolico. Il bordello di Madame Sabatière, la cui insegna dà il titolo a questo romanzo imperdibile, è uno dei luoghi più straordinari che io abbia conosciuto su carta.

Emanuele Manco. Torello è uno dei migliori scrittori italiani. Lo affermo con convinzione dopo aver letto questo romanzo che di provocatorio ha solo l’irrompere in una società statica e addormentata, priva di qualsiasi sincerità su molti argomenti, tra i quali il sesso. È accettabile rappresentare l’intrecciarsi di rapporti e intenzioni dei personaggi con un dialogo, mentre è provocatorio e scandaloso rappresentarlo mediante la forma di comunicazione del rapporto sessuale. Forse a essere scandalosa è la ricerca di verità in un mondo in cui la parola, scritta o parlata, può essere un filtro che cela la menzogna. Il sesso no. Costringe alla verità.
Non ci sono trucchi nel romanzo di Torello, ambientato nella Parigi di metà Ottocento, mescolando la grande cultura dell’autore a vicende umane, alchimia, esoterismo, creature mostruose e libri maledetti, con un senso del weird spiccato e sincero. (Qui la recensione completa).


Fabio Larcher. Il libro più bello che io abbia letto negli ultimi dieci anni almeno è La casa delle conchiglie di Ivo Torello. Perché? Perché rappresenta un unicum: non è solo un grande romanzo, scritto come dio comanda, con uno stile e un’eleganza ammirevoli, nei quali si avverte una perizia e una capacità di adesione alla materia incandescente del racconto; ma è anche un piccolo universo tascabile, dove il lettore potrà avventurarsi e scoprire una “millefoglie semantica” e smarrirsi, con lo stesso profitto e diletto, nei suoi abissi e nelle sue “superfici”. La storia (siamo nella Parigi di metà Ottocento) parte tratteggiando l’educazione (sentimentale?) della protagonista, con toni da romanzo libertino, senza i pudori che piacciono tanto al nostro tempo neo-vittoriano; e l’ombra del sesso, dell’esibizione del sesso, aleggerà, poi, lungo tutto l’arco del racconto: Madame Dauphine Sabatière, donna iniziata al sesso in età prepuberale, focosa e allo stesso tempo calcolatrice, capace di generosità e di crimini orrendi, oltre che di sortilegi abominevoli, diverrà la tenutaria de la Maison des Coquillages (la Casa delle conchiglie che dà il titolo al romanzo ed è, in qualche modo, la vera “eroina” della storia), cioè di un bordello di lusso. E questo, in estrema, sintesi sarebbe tutto ciò che si possa dire sulla trama effettiva del romanzo di Ivo Torello perché il “resto”, l’intrigo, la suspance, l’arcano, l’andare e venire di personaggi storici e inventati, le trovate, le immagini geniali, l’intrecciarsi naturale di storia e sogno, mito e individualità, non sono altro che il corollario di un assunto preciso: TUTTO avviene perché, all’origine, qualcuno fa una scelta controcorrente, infischiandosene dei pregiudizi, inventando la propria dimensione con un atto di egoismo che è in realtà solo sincerità verso se stessi, e crea, di fatto, un intero universo di possibilità. [...] Un romanzo fantastico che rompe gli schemi del fantastico, donandogli nuova linfa; ma anche un romanzo di rottura con il fantastico, che riduce il fantastico ai suoi principi, che lo riporta alla sua essenza di metafora, di funzione psicologica, togliendolo alla gabbia sovrastrutturale del mito, da un lato, e dell’appiattimento industriale dall’altro (che lo ha ridotto a “genere”, con regole ferree e standard). [...]